Camusso chiama #TuttiAMilano per uno sciopero farsa

I diritti dei lavoratori agitati strumentalmente dalle parti

Roma -

Dopo lo sciopero flop del 7 novembre scorso, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltuc-Uil hanno proclamato per domani una nuova mobilitazione della grande distribuzione organizzata e delle cooperative di consumo su due contratti, Federdistribuzione e Distribuzione Cooperativa, scaduti da due anni e segnati dall'immobilismo e dalla scarsissima informazione ai lavoratori del settore.

 

I botta e risposta mezzo stampa tra i sindacati di categoria e Federdistribuzione, denotano l’attenzione spasmodica delle parti alle commissioni paritetiche, ai fondi pensione e all’assistenza sanitaria integrativa. Insomma, le vere fonti economiche che sorreggono le burocrazie sindacali. Si tratta in massima parte di soldi che escono dalle tasche dei lavoratori e delle aziende, destinati alla gestione dei cosiddetti “Enti Bilaterali”.

 

Il contratto del commercio, recentemente siglato, è divenuto il punto di arrivo delle rivendicazioni sindacali per i due contratti in scadenza; praticamente un disastro. La vita di oltre 3 milioni di lavoratori cambiata, e cambiata in peggio. Donne e uomini che sono ancor più precari, ancor più ricattabili, ancor più alla mercé di imprenditori senza scrupoli; traditi da chi li doveva rappresentare: da quei sindacati che hanno firmato il peggiore dei contratti possibili.

 

Sindacati sempre pronti allo slogan facile, al jingle contro il lavoro domenicale e festivo, alle dichiarazioni d’intento sul diritto alienabile della malattia, ma soprattutto sempre pronti a firmare contratti che rendono obbligatorio lo stesso lavoro domenicale e, di fatto, concorrono al pesante attacco alla tutela della malattia.

 

Questi stessi sindacati chiamano i lavoratori ad uno sciopero farsa, un balletto tra le parti che non tiene in alcun conto i bisogni reali. Un attacco al welfare, al diritto alla pensione e alla sanità pubblica. Il cavallo di troia che potrebbe scardinare i diritti di tanti, in favore di pochi.