Centri commerciali, sfruttamento ad orario continuato

Commessi e cassieri lavorano fra orari no stop, clienti insofferenti e paghe ridicole

Nazionale -

Il Coronavirus torna a far paura e i centri commerciali sono tornati il fulcro della vita e della socialità, in particolare nelle zone rosse e arancioni dove gli spostamenti e le aperture sono fortemente limitati.

 

La pizzeria chiude alle 18?

Non puoi incontrarti al bar o chiacchierare in piazza?

 

La soluzione c’è, andiamo a fare la spesa.

Ma se, durante la prima ondata, c’era vicinanza e comprensione per chi continuava ad operare e garantiva l’approvvigionamento a tutti anche di beni non essenziali, oggi il clima generale è di diffidenza e insofferenza verso le regole di prevenzione.

Le persone entrano una o due per volta, misurano la temperatura e poi si riuniscono all’interno del negozio, anche in sei con un solo carrello. Amici o conoscenti che chiacchierano fra loro con le mascherine che diventano copri mento.

Si rimane all’interno del negozio tutto il tempo che si vuole, senza alcuna motivazione reale, il controllo, quando c’è, è all’ingresso e basta.

Solo i commessi tentano di far rispettare le regole fra insofferenza, insulti e vera e propria violenza

 

“più volte ho ripetuto ad un cliente di alzare la mascherina e di allontanarsi, rispettando la distanza di un metro. Un paio di sbuffate, poi si gira e mi do una testata. Ho fatto 5 giorni di ospedale”

 

Commessi e cassieri non devono solo fare il proprio lavoro specifico, preoccupati come tutti di potersi ammalare e magari contagiare familiari e amici, ma anche lottare fra mancanza di indicazioni chiare e clienti esasperati.

 

“trascorro tutto il turno a ricordare ai clienti che non devono avvicinarsi al banco, anche se le strisce a terra non si vedono più, devono comunque rimanere a distanza. La Risposta è che non vedono quale prosciutto sia più bello come fanno a scegliere?”

 

La situazione non è certo migliore alla barriera casse, postazioni che dovrebbero essere aperte in modo alternato, proprio per evitare affollamenti, nei fine settimana sono tutte parte. Le cassiere si trovano, non solo i propri clienti in fila che spesso nell’attesa parlano al telefono, abbassando la mascherina, ma anche appena dietro le spalle la fila dell’altra cassa.

Nella paura di un possibile lockdown natalizio, i negozi sono affollati, non si cerca il lievito, ma il panettone, già in offerta o il regalo preventivo.

In particolare nei fine settimana, fra vuoti normativi e mancanze di controlli, la maggior parte dei centri commerciali riesce a rimanere aperta, aggirando le regole pur di incassare. Gli orari di apertura hanno subito pochissime riduzioni, in alcune zone si vende fino alle 22, nonostante il coprifuoco nazionale. Molti sindaci addirittura concedono autocertificazioni per fare acquisti anche al di fuori del proprio territorio.

Il Governo vara decreti e norme, la Grande distribuzione le aggira pur di guadagnare.

Tanto che mentre l’economia era in crisi e le attività chiuse, i centri commerciali hanno visto un aumento delle vendite pari al 30%, i discount al 22. Nel solo mese di Ottobre, i guadagni sono aumentati fino al 7%.

La Grande Distribuzione sta mettendo a rischio la salute pubblica, casi positivi fra i lavoratori vengono nascosti o comunicati in ritardo così da evitare sanificazioni e quarantene preventive. I punti vendita rischiano così di diventare focolai

 

“il collega della macelleria è arrivato che già se sentiva poco bene, la direttrice lo ha fatto comunque lavorare, non c’era nessuno che poteva sostituirlo. Adesso sono sei i colleghi del nostro negozio positivi al Covid, due del reparto macelleria”

 

I profitti della Grande Distribuzione devono essere redistribuiti a chi ha permesso di accumularli: i lavoratori.

Redistribuzione in termini di orario e sicurezza. Vogliamo la riduzione di orario senza alcun decurtamento del salario. Straordinari continui e flessibilità hanno reso i turni eterni, sopratutto adesso con la fatica di lavorare con la mascherina. Eventuali buchi nell’organico devono essere colmati con assunzioni stabili e non sfruttando i lavoratori in forza o assumendo precari a quattro euro l’ora.

 

Andrà tutto bene, perché ci riprendiamo i nostri diritti.

 

Usb Commercio