Commercio, aumentano i profitti ma calano i diritti
Guadagni in aumento del 16% per la Gdo, ma nessun reinvestimento in termini di assunzioni e riduzioni di orario per i lavoratori
Nel periodo dell’emergenza sanitaria il Commercio e tutta la Grande distribuzione organizzata hanno segnato un forte aumento delle vendite. I dati disponibili mostrano come fino al 15 marzo vi sia stato un incremento medio degli acquisti pari al 16,4%, i centri commerciali la fanno da padrone con il 30% in più delle vendite, seguiti dai discount con un 22%.
Un trend che non è destinato a cambiare, almeno fino alla riapertura completa di bar, ristoranti e luoghi di aggregazione. I consumatori infatti possono rivolgersi solo alla Grande distribuzione in cerca di film, libri, piatti non tradizionali o aperitivi.
Questo aumento considerevole dei profitti per le aziende è stato possibile solo grazie al lavoro dei dipendenti che, nonostante la continua esposizione a rischio, hanno continuato ad operare nei punti vendita, in molti casi senza le misure di prevenzione per ridurre il possibile contagio da Coronavirus.
Una realtà lavorativa quella del Commercio che sembra funzionare al contrario. Aumentano i profitti, ma si continua a chiedere sacrifici ai lavoratori.
Ad oggi, con l’avvio della Fase due e la possibilità per i negozi di rimanere aperti fino alle 21.30, i lavoratori sono sottoposti a carichi insostenibili dovuti al maggior flusso di persone e alla difficoltà di sostenere interi turni con indosso mascherine e visiere.
Usb, al fianco dei lavoratori, pretende la redistribuzione del profitto, segnato dalle aziende, a partire dalla riduzione dell’orario di lavoro senza alcun ribasso dei salari. I lavoratori non possono, in particolare nelle attuali condizioni causate dall’emergenza sanitaria, operare per turni di più di sei ore senza pause, costretti a correre per cambiarsi, mangiare o andare in bagno. In questo modo vengono meno perfino i tempi necessari per mantenere le distanze gli uni con gli altri o igienizzarsi le mani. Possibili orari scoperti devono essere colmati attraverso una nuova campagna di assunzioni con regolare inquadramento e non ricorrendo a continui straordinari, comunicati all’ultimo momento.
Nonostante i maggiori guadagni certificati, la maggior parte delle catene commerciali forniscono ai lavoratori una sola mascherina di tipo chirurgico, non a norma, in quanto protegge chi la indossa solo per il 20% mentre quelle ffp2-ffp3 fino al 98%, oltretutto va utilizzata fino a data da destinarsi. Una situazione che ha portato il Commercio al 6 posto per casi mortali da Coronavirus.
Un comportamento dispotico delle aziende, che Usb ha sempre denunciato e che oggi, a causa dell’emergenza sanitaria, è venuto chiaramente allo scoperto, nonostante i tentativi di nasconderlo con spot pubblicitari sorridenti e rassicuranti.
Gli stessi consumatori, disertando i punti vendita in lotta insieme ai lavoratori, hanno mostrato alla Grande distribuzione organizzata che nessun tipo di sfruttamento verrà più accettato.
Andrà tutto bene perché ci riprenderemo tutti i nostri diritti.
Usb Commercio