Commercio, i diritti dei lavoratori devono condizionare l’agenda politica

Il Governo limita le libertà di manifestazione e dissenso ascoltando le lamentele dell’associazione commercianti, nessuna risposta concreta invece allo sfruttamento vissuto dai lavoratori del settore

Nazionale -

Rimaniamo perplessi, ma ormai non più sorpresi, che le lamentele, peraltro infondate, dell’associazione commercianti possano condizionare l’agenda politica del Governo. Un condizionamento che porta a ridurre in modo illegittimo le libertà personali, creando un precedente pericoloso nella possibilità di reprimere il diritto di manifestare.

Nessuna risposta invece è stata data alle giuste rivendicazioni e denunce dei lavoratori del Commercio, settore che usciva già massacrato dagli anni di crisi economica in termini di diritti e salario ed è stato uno dei più colpiti dall’emergenza pandemica.

Se fosse vero che diminuiscono gli incassi nei negozi di vicinato, anche nei centri ricchi delle città, questo non è certo dovuto alle manifestazioni, ma alla concorrenza, spesso sleale, messa in atto da Media e Grande Distribuzione.

Sono proprio queste che stipulano contratti sempre più precari, i lavoratori non sono neanche più dipendenti del Marchio commerciale, ma assunti tramite cooperative con contratti interinali o a chiamata. Chi ha la fortuna di avere un contratto subordinato deve sottostare alla cancellazione delle pause e dei riposi, all’imposizione del lavoro domenicale e festivo con un inquadramento sempre più basso rispetto a ciò che si svolge veramente.

Poi se ciò non basta ad aumentare i profitti delle aziende, queste svendono e cedono i negozi, vendendo i lavoratori insieme alla merce con condizioni sempre al ribasso.

Chi non accetta?

Trasferito fino a 700 chilometri da casa o licenziato.

 

Il Governo si preoccupa della sicurezza delle vetrine e delle fioriere dei centri storici, ma lo stesso riguardo scompare se la sicurezza riguarda i lavoratori, nonostante il Commercio sia arrivato al quarto posto per gli infortuni mortali, con un aumento nel periodo Covid del 90%. Se prima della pandemia i lavoratori si ammalavano per mansioni e carichi gravosi e morivano nel tentativo di tornare a casa perché troppo stanchi dopo intere giornate dietro una cassa o un bancone. Lo scorso anno i dipendenti sono morti a causa del Coronvairus, costretti a lavorare, in una prima fase, senza le mascherine adatte e senza le misure minime di igiene e nella seconda fase, senza più distanziamento né controllo sulla clientela.

Lavoratori uccisi dalla volontà delle aziende di fare profitto ad ogni costo, aumentando i prezzi dei beni di prima necessità e cancellando i diritti, a partire dalla sicurezza e dal salario.

Come lavoratrici e lavoratori del Commercio saremo nelle piazze e in tutti i presidi territoriali il 4 Dicembre per il No Draghi Day, per respingere le polemiche sterili di datori di lavoro e aziende che, proprio in accordo con il Governo, vengono usate per reprimere libertà e dissenso, vogliamo i nostri diritti e la nostra dignità.

 

Usb Commercio