Commercio, USB: un settore, 3 contratti principali. Ecco come vogliono indebolire la classe lavoratrice
I tre contratti maggiormente rappresentativi che regolamentano il settore della distribuzione cooperativa e del commercio sono scaduti tutti il 31 dicembre 2019, e a causa dei tardivi rinnovi contrattuali gli aumenti previsti (240 euro lordi per i full time IV livello) si matureranno in forma piena solo a partire da febbraio 2027. Per questo non ci scandalizza il fallimento della trattativa con Federdistribuzione, e per questo non abbocchiamo alla presunta magnanimità di Federdistribuzione che eroga l’aumento contrattuale nonostante il mancato rinnovo.
A noi sembra lampante che il portafoglio dei lavoratori e delle lavoratrici del commercio è sostanzialmente fermo al palo per 8 anni, i 4 anni di vacanza contrattuale più i 4 anni di decorrenza i cui requisiti economici si matureranno in tranches. Come pure ci sembra evidente la grave responsabilità e complicità di quanti -tra sindacato e politica- hanno ostacolato in tutti i modi l’affermazione di un salario minimo garantito.
Ma se per il salario non sono disposti a pretendere una soglia minima di dignità, vengono invece accolte tutte le richieste delle organizzazioni datoriali: a cominciare dall’esigibilità di ulteriori mansioni.
La parte normativa infatti entra subito in vigore, ed entra a gamba tesa nella vita dei lavoratori e delle loro famiglie, e prosegue col potenziamento dell’impiego della flessibilità. Perché le organizzazioni padronali hanno il braccino corto solo quando devono dare, e invece quando devono prendere tempo ed energie dei lavoratori lo fanno a grandi bracciate.
Peccato quindi che lo sciopero di sabato 30 marzo 2024 indetto da CGIL CISL UIL abbia palesato una realtà a noi nota da tempo: la scarsa adesione allo sciopero infatti ci dimostra che aver stipulato diversi contratti per regolamentare lo stesso settore ha prodotto solo uno spezzettamento della classe lavoratrice con conseguente indebolimento della sua forza rappresentativa e contrattuale. Ma non possiamo neppure tacere sul fatto che la scarsa partecipazione dei lavoratori è diretta conseguenza di quegli stessi sindacati, che negli anni hanno ristretto la democrazia sindacale non indicendo elezioni RSU/RLS e così facendo hanno impedito ai lavoratori e alle lavoratrici di esercitare la libertà di organizzazione sindacale.
Dall’altro lato sappiamo bene che aver stipulato 3 diversi contratti per un medesimo settore ha portato soldi nelle casse dei sindacati firmatari oltre che la garanzia diversificare gli enti bilaterali e le assicurazioni sanitarie integrative di cui quelle stesse organizzazioni sindacali partecipano agli utili.
Sarà per questo che i contenuti di questi 3 contratti sono così simili? Sarà per questo che gli aumenti contrattuali sono identici?
CGIL CISL UIL hanno forse utilizzato la stessa identica piattaforma sui 3 tavoli?
Premesso che, chiedendo ai loro delegati, nessuno sembra conoscere questa piattaforma, desta particolari dubbi il teatrino che ha preso piede in Federdistribuzione, sulla falsa riga di quello accaduto anche a dicembre.
Ancora una volta i sindacati concertativi hanno proclamato sciopero con un comunicato prontamente smentito da Federdistribuzione. Chi mente?
Probabilmente mentono entrambi. I sindacati gridano Al lupo! Denunciando pretese inaccettabili della parte datoriale. Mentre Federdistribuzione ci vuole convincere che Gesù è morto di freddo, a pochi giorni dalla Pasqua.
Lo scenario più verosimile è sicuramente quello che vedrà CGIL CISL UIL che tenteranno di “vendere” come il miglior accordo possibile quello che raggiungeranno, e che sarà poco o nulla dissimile dagli altri due contratti.
Ed infatti l’anticipazione di Federdistribuzione dell’aumento contrattuale identico a quello di Confcommercio e Distribuzione cooperativa a questo allude.
Ma a noi invece preoccupa, e non poco, la parte normativa (clausole elastiche, mansioni e livelli), visto che tali modifiche sono già presenti nei rinnovi stipulati con Confcommercio e Distribuzione cooperativa, cosa ci aspetta di peggio in Federdistribuzione?
Perché non abbiamo dimenticato con quale spirito le aziende che hanno dato vita a Federdistribuzione sono uscite da Confcommercio nel 2011: con la volontà di approfittare delle liberalizzazioni e della flessibilità in misura maggiore di quanto previsto in Confcommercio.
E quella volontà non la si contrasta con uno sciopero di un giorno, né tanto meno con una piattaforma identica a quella degli altri tavoli perché quei sindacati hanno preferito la concertazione e gli interessi paralleli alla contrattazione collettiva.
I lavoratori e le lavoratrici continueranno a restare insoddisfatti e delusi finché non decideranno di unire le forze, smascherare questi teatrini e scegliere un sindacato conflittuale e combattivo come USB.
USB Commercio