Essilor Luxottica, acquisizione Grand Vision: USB vuole garanzie per i lavoratori
È passato oltre un anno dall’inizio della complessa operazione finanziaria che vede protagonisti Essilor–Luxottica, colosso dell’ottica mondiale, e Fondo Hal, che detiene il controllo dell’azienda francese Grand Vision. È intervenuta l’Antitrust UE, rallentando l’operazione: Essilor – Luxottica dovrà infatti cedere asset in tre paesi europei, fra cui l’Italia: è ormai certo, ed è stato confermato dagli stessi dirigenti a voce, che una delle cessioni riguarderà VistaSì, società acquisita nel 2016 assieme a Salmoiraghi & Viganò, la catena low cost della multinazionale in Italia che conta nel nostro Paese oltre 100 negozi con circa 430 dipendenti.
Possiamo ricostruire l’intricata vicenda solo in base alle notizie pervenute dalla dirigenza alle lavoratrici e ai lavoratori, in modalità assolutamente non chiara.
A ottobre 2020 molti dipendenti Salmoiraghi & Viganò con anzianità di servizio, contratti vecchi e più tutelati, madri e padri con figli minori, livelli alti vengono improvvisamente trasferiti in VistaSì e da VistaSì le nuove leve, giovani assunti con contratti nuovi (post Jobs Act per essere più chiari) prendono il loro posto in Salmoiraghi & Viganò. Ai lavoratori, perplessi e preoccupati da questa operazione, viene risposto che si tratta di sopravvenute esigenze tecnico–organizzative. A chi azzarda il dubbio che si stia caricando un’azienda di costi, in vista di una probabile vendita, viene dato del visionario. Eppure, la scorsa estate campeggiava sui quotidiani la notizia che l’acquisizione di Grand Vision avrebbe probabilmente generato una cessione di negozi.
USB ha scritto immediatamente all’azienda per avere delucidazioni al fine di tranquillizzare i lavoratori coinvolti, ma senza ottenere risposta. In cambio, alcuni dirigenti hanno fatto un giro dei negozi per tranquillizzare gli staff e garantire che non era in vista alcuna cessione di ramo d’azienda.
A febbraio lo scenario è cambiato. Ai lavoratori è stata fatta una comunicazione verbale rapida e scarna, in cui si dichiara che effettivamente VistaSì sarà oggetto di un test per essere ceduta a un compratore, che doveva ancora essere individuato.
Le lavoratrici e i lavoratori sono insorti e una buona parte di loro si sono rivolti a USB per avere risposte certe dal management. USB ha inviato ben due richieste di incontro all’azienda, che però non si degnata di rispondere nemmeno con un “no”, figuriamoci dare risposte per iscritto sulla garanzia dei lavoratori.
Organizza invece una conference call con gli store manager, di soli 15 minuti, in cui ribadisce ai lavoratori che presto avverrà la cessione e che non ci sono elementi per rivelare loro chi sarà l’acquirente. Alle domande dei responsabili di negozio vengono date risposte evasive e veloci. Quando infine viene domandato esplicitamente perché non vengono prese in considerazione le note di un’organizzazione sindacale che in nome e per conto delle lavoratrici e dei lavoratori vuole avere risposte e garanzie per il personale, la dirigenze risponde che stanno trattando e tratteranno esclusivamente con le organizzazioni sindacali firmatarie di contratto.
L’ultima notizia data ai dipendenti è che VistaSì è definitivamente fuori da Luxottica poiché l’acquisizione di Grand Vision è stata ratificata. Per nove mesi saranno seguiti da un nuovo manager e poi si definirà la cessione, ma il tutto verrà comunque seguito sempre e soltanto dalle organizzazioni firmatarie di CCNL applicato.
Ebbene, le organizzazioni sindacali firmatarie di contratto – Cgil Cisl e Uil - non hanno ancora fatto nemmeno un’ora di assemblea per spiegare alle lavoratrici e ai lavoratori cosa andranno a trattare e quali sono le garanzie che l’azienda metterà in campo.
Un’organizzazione come USB che conta comunque in VistaSì il 10% circa della rappresentanza dei lavoratori ha il diritto di essere ascoltata e di sedersi al tavolo con Luxottica per trattare le tutele della cessione dell’asset. I lavoratori sono stanchi di essere rappresentati ai tavoli da sindacati concertativi che firmano accordi con le aziende al ribasso dei diritti.
Essilor–Luxottica si è sempre fregiata di essere un’eccellenza in materia di welfare aziendale, eppure stavolta svilisce la professionalità di dipendenti che prestano servizio da decenni e affida la loro tutela a chi non si è premurato di inviare nemmeno una comunicazione ai lavoratori.
Vogliamo sederci ai tavoli e parlare, e vogliamo trovare soluzioni che siano condivise anche dalle lavoratrici e dai lavoratori, iscritti e non.
USB Commercio
26-3-2021