Ikea oltre il Coronavirus
Il colosso svedese trova l’escamotage per rimanere aperto, nonostante non fornisca assolutamente un bene essenziale.
Ikea, ancora una volta elude il senso della legge, cercando un cavillo, una virgola pur di fare profitto, con poco interesse per la tutela della salute di lavoratori e clienti.
Il dpcm impone la chiusura alla maggio parte dei negozi e dei centri commerciali che non vendano beni essenziali.
Complementi d’arredo e mobilia varia sono ovviamente fra i beni non necessari, eppure Ikea Italia retail, eppure Ikea rimane aperta con tutti i suoi punti vendita al dettaglio. I negozi della catena sono per lo più mega centri, con una capienza di 1400 persone, troppe per non affollarsi, creando nuovi focolai per la terza ondata di contagi da Covid.
Ma Ikea non vende al pubblico generico, solo a chi ha partita Iva e fa acquisti per la propria azienda. I lavoratori però hanno denunciato come la maggior parte dei clienti, in modo neanche molto camuffato, comprano solo per scopo personale non certo per rivendere la merce.
Ikea si è trincerata dietro il silenzio, come se non la riguardasse l’eventuale abuso messo in atto, tanto sono i clienti a farlo. Noi invece sappiamo bene quanto pesi la complicità dell’azienda.
Usb esorta le istituzioni competenti a intervenire, a partire da Sindaci e Presidenti delle Regioni ad effettuare controlli stringenti e dove possibile emanare decreti per sopperire alle mancanze della legge generale.
Siamo sicuri, come già successo durante la prima fase pandemica, che i consumatori saranno i primi a boicottare queste pratiche scorrette, consci di come Ikea sia solo cercando di aumentare ancor più il proprio profitto e non dobbiamo essere noi a pagarlo.
Usb Commercio