La divisione Sma/Simply del gruppo Auchan Italia recede dal contratto integrativo

Roma -

Come preannunciato alla fine di agosto, all’interno della nostra lettera aperta, il 3 settembre C.a. la divisione Sma/Simply del gruppo Auchan Italia ha ufficializzato il recesso dal Contratto Integrativo del Commercio che fino ad oggi ha regolamentato le condizioni lavorative dei suoi oltre 9.500 dipendenti dislocati in 250 punti vendita sul territorio nazionale.

 

Con l’immancabile complicità dei sindacati confederali, l’azienda ha tirato dritto per la sua strada senza alcun ripensamento ed ha mantenuto quanto promesso nei due “incontri farsa” avvenuti in estate con Filcam/Cgil, Fisascat/Cisl e Uiltucs/Uil, ovvero: l’abbandono del dialogo. Abbandono del dialogo in primis nei confronti dei suoi dipendenti, in secondo luogo con le parti sociali indegnamente rappresentate dalle succitate sigle sindacali.

 

Il mese di settembre è trascorso in un batti e ribatti di comunicati tragicomici tra l’azienda e le sigle sindacali complici. In ottobre, dopo ancor più grottesche assemblee indette ad ore pasti, i sindacati “graditi” all’azienda hanno dato il via ad una serie di allarmismi e ad un’informazione fuorviante in merito al futuro in Sma/Simply S.p.a.. Ci fa piacere che con appena un anno di ritardo anche le segreterie romane di Filcam, Fisascat e Uiltucs abbiano avvertito lo stato di crisi in cui riversa il gruppo commerciale per il quale lavoriamo.

 

Come dire: “meglio tardi che mai!”. Dall’annuncio del recesso, noi dirigenti sindacali USB abbiamo dato il via ad una campagna d’informazione atta a raggiungere tutti i colleghi per precisare quali importanti capisaldi contrattuali potremmo, o meglio sicuramente perderemmo, con il recesso dell’Integrativo. La preoccupazione principale dei sindacati confederali è stata quella di rendere noto quali altre aziende siano state già vittima di un tale recesso, quasi a voler consolare i lavoratori di Sma/Simply S.p.a., quasi a volergli dire: “era inevitabile e comunque mal comune mezzo gaudio”. Patetici!

 

Che dire poi del perno centrale delle assemblee indette da questi pseudo sindacalisti: l’abolizione della pausa? Siamo sicuri che nel recesso dall’Integrativo la cosa più preoccupante sia l’abolizione della pausa durante il turno di lavoro? Ad uno sguardo più attento, come quello dei sottoscritti, si potrebbe asserire senza problemi che l’argomento “pausa” si presti molto bene al ruolo di diversivo. Un diversivo atto ad allontanare l’attenzione dalla stesura di un copione tra azienda e sindacati complici che sembra stia per definire le nuove regole che impereranno sul nostro posto di lavoro e che si allontaneranno molto da quei diritti e condizioni conquistate negli anni.

 

Tutto questo all’insegna di un aumento di produttività, di un’ottimizzazione del costo del lavoro e di un rilancio commerciale. Siamo sicuri sia questa la formula magica per uscire dal pantano della crisi economica? Siamo sicuri che l’impegno dei sindacati confederali sia inappuntabile a tal punto di averli eletti al ruolo di rappresentare tutto il mondo del lavoro nei suoi settori più svariati? Evidentemente no.

 

Di una cosa siamo certi, c’è qualcosa che non quadra in questo gioco delle parti. Noi ci ripromettiamo di capire e di batterci per la difesa dei diritti di chi ogni giorno si sveglia per difendere il proprio lavoro e non per svendere la propria dignità.