Quarantena non retribuita, al rischio di malattia si aggiunge l'impoverimento

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L'attacco alla salute dei lavoratori e delle lavoratrici del Commercio non conosce tregua, nonostante siano stati sempre in prima linea, anche durante le fasi acute della pandemia per garantire l'approvvigionamento, e successivamente anche per garantire l'apertura dei centri commerciali che, prima di essere luoghi di shopping, erano stati innalzati ad essere gli unici spazi di condivisione sociale garantiti dai vari DPCM.
Ma in questo settore la malattia è un lusso che i lavoratori non possono permettersi, specie dopo l'ultimo pessimo rinnovo del CCNL che ha introdotto la decurtazione totale dei primi 3 giorni di malattia dopo il quinto evento annuale.
Come tutti i lavori a contatto col pubblico, i lavoratori del commercio sono esposti al contagio in assenza di stringenti misure di effettivo contingentamento, e questo li ha resi vulnerabili, e tra le categorie non sanitarie più colpite dalla pandemia. I commessi pagano di tasca loro i continui tamponi precauzionali, mentre in questo ultimo anno le buste paga si svuotavano tra cassa integrazione e ripetuti eventi di malattia/quarantena.
Ecco perché, proprio in questo settore, si avverte con maggiore preoccupazione la comunicazione dell'INPS in cui si dichiara l'assenza di fondi per la quarantena preventiva. Esposti al contagio, come tutti i lavoratori al pubblico e senza alcuna misura di protezione idonea (neppure il Green Pass per la clientela), quelli del commercio si trovano schiacciati dal rischio di un ulteriore impoverimento. La progressiva perdita economica delle carenze per malattia e ora della quarantena non retribuita, rappresentano lo scenario drammatico della volontà di criminalizzare la malattia e il malato, disconoscendo il diritto alla salute e alla cura.
In un paese dove il tracciamento dei contagi è stato sempre difettoso, la mancata retribuzione della quarantena preventiva sembra voler incentivare ulteriori negligenze nel tracciamento, poiché spingerà i lavoratori ad evitare l'isolamento preventivo per non andare incontro ad una ulteriore riduzione di almeno il 50% dello stipendio.
Ancora una volta USB, con una lettera aperta, chiede al Governo “Quanto vale davvero la salute dei lavoratori e della cittadinanza?”.
Il PNRR tanto atteso ma mai efficacemente andato in agenda per una seria organizzazione e programmazione degli interventi statali all'impianto della Sanità Pubblica e della Prevenzione, sembra già eroso da interessi privati e senza alcun ritorno effettivo al bene comune.

Ciò che da oltre un anno stiamo denunciando nel settore Commercio è esemplare di una condotta e una gestione generalizzata in tutte le categorie di lavoro, ossia l'ottimizzazione della crisi pandemica a beneficio di pochi, ma pagata sulla pelle dei lavoratori e a totale carico delle loro tasche e della loro salute.
La tanto decantata resilienza del nostro Paese, che troviamo anche nell'acronimo del PNRR, dopo questo ennesimo attacco alla tutela della salute dei cittadini, non può che esser letta come l'ennesima beffa. Finché la tutela della salute non diventerà davvero un diritto inalienabile e garantito, prevedendo in questo senso una spesa e un investimento pubblico, e garantendo la reintroduzione della retribuzione piena per tutti gli eventi di malattia, compresi i
periodi di quarantena preventiva, non potremo parlare di resilienza, ma sempre e soltanto di sfruttamento.


USB Commercio