Un patto contro le "false coop"?
L’assurda ricetta della Filt-CGIL per contrastare lo sfruttamento nelle cooperative
La CGIL torna a propone a Legacoop, Confcooperative e AGCI un patto unitario per fronteggiare il dilagare di cooperative che sfruttano i lavoratori e utilizzano lavoro in nero e irregolare: le cosiddette cooperative “spurie”, che sarebbero quelle non autentiche, finte cooperative e vere imprese senza “spirito cooperativo” ecc…, per la CGIL, ed in particolare per la FILT-CGIL, bisognerebbe coinvolgere le istituzioni per evitare che le cooperative “buone” vengano fatte fuori dalle cooperative “cattive”.
Questa ricetta non ci convince per nulla per tutta una serie di ragioni che proviamo a sintetizzare:
- la proposta del fronte unico non è una novità di oggi ma è stato il filo conduttore di questi anni nei rapporti tra sindacati concertativi e associazioni coop: in occasione della trattativa nazionale sul welfare del luglio 2007 hanno anche prodotto un apposito protocollo contro le coop spurie e ottenuto dal governo Prodi dei decreti su misura, con scarsi risultati se ci si ritrova ancora oggi a riproporre le stesse ricette;
- sempre in nome della lotta alle cooperative spurie, i sindacati CGIL-CISL-UIL hanno favorito le cooperative “buone” con accordi speciali che le autorizzano a derogare ripetutamente all’applicazione piena dei contratti collettivi nazionali (a partire dal settore merci, logistica e facchinaggio), con salari più bassi e maggiore flessibilità, con la giustificazione che per salvare le coop legittime bisogna farle “assomigliare” a quelle spurie;
- altro punto è la definizione di cooperativa spuria, che di fatto si traduce nell’individuare come tali le cooperative non iscritte alle centrali di Legacoop, Confcooperative e AGCI: chiunque si occupi di tutela dei soci-lavoratori sa bene che l’appartenenza a queste associazioni non garantisce regolarità e piena applicazione dei contratti. Facciamo l’esempio del più imponente ed eclatante scandalo del settore degli ultimi anni: la vicenda e il crac della PowerLog in emilia romagna, con 10 milioni di buco e 2500 soci-lavoratori utilizzati e sfruttati nelle peggiori condizioni. E ora sotto indagine di magistratura e guardia di finanza, ebbene le cooperative di questo consorzio non erano forse regolarmente iscritte a Legacoop e Confcooperative?
In conclusione riteniamo che vi sia piuttosto da capire che siamo di fronte al consolidarsi di una realtà produttiva caratterizzata da frantumazione dei cicli produttivi, corsa alla riduzione dei costi degli appalti, utilizzo selvaggio delle coop come aziende di intermediazione di manodopera, dilagare dell’elusione ed evasione previdenziale e fiscale: una situazione di sfruttamento generalizzata sia nelle regioni con una più forte “tradizione” cooperativa, sia in quelle meno.
In questo scenario risulta colpevolmente ingenuo appellarsi a purezze cooperativistiche sempre più di nicchia, e bisogna impegnarsi perché le regole (di legge, di contratto, previdenziali e fiscali) richieste per una qualsiasi impresa privata valgano anche per tutte le cooperative, senza sconti o deroghe, richiedendo che la “differenza” eventuale tra impresa coop e azienda privata possa per i lavoratori solo essere di segno positivo, come era e dovrebbe essere.
30 settembre 2008 RdB/CUB Servizi