Unicoop: dalla Campania al Lazio, dagli alberghi agli esuberi, la storia si ripete
Durante l'incontro che Unicoop Tirreno ha tenuto, presso l'Hotel Metropole di Roma, al quale ha ammesso soltanto i sindacati a lei comodi, sono emerse voci per le quali USB esprime preoccupazione e si prepara alla mobilitazione.
Sembrerebbe, ma speriamo di essere al più presto smentiti, siano stati dichiarati circa 100 esuberi nei quattro ipermercati laziali e che si stia pensando ad un'eventuale procedura di mobilità e ad una serie di demansionamenti. Insomma, la storia si ripete, Unicoop oltraggia la democrazia sindacale escludendo l'USB dalla trattativa, poichè indisponibile a parlare di esuberi e demansionamenti, e prepara un'altra mattanza occupazionale.
Ma la storia, oltre a ripetersi, insegna. Ad Unicoop non dovrebbe sfuggire la recente vicenda campana. Quella vertenza è stato l’esempio della riappropriazione di sovranità dei lavoratori sulle burocrazie sindacali che, in complicità con l'azienda, hanno tentato di svendere ad un privato la storia della cooperazione in Campania, i diritti dei lavoratori ed il concetto stesso di democrazia.
I lavoratori Coop della Campania, dopo aver abbattuto il muro di omertà che copriva la trattativa, hanno prodotto iniziative e scioperi senza sosta, tra cui un referendum che ha visto la vittoria schiacciante dei "non approvo" con oltre il 90%, ed ha fatto emergere la complicità delle organizzazioni sindacali concertative sui piani aziendali e il loro totale abbandono di una qualsiasi prospettiva di conflitto.
Lo scenario sembra lo stesso, alberghi, incontri silenti, nessuna informazione ai lavoratori ed il tentativo disperato di scaricare incapacità imprenditoriali e crisi dei consumi sempre e solo sui lavoratori, che la crisi la pagano due volte a scapito dei profitti. USB è pronta sin d'ora a lanciare le mobilitazioni, a difesa dell'occupazione di tante donne e uomini che nel territorio laziale hanno contribuito a veicolare "i valori Coop", sono stati indotti a credere di essere la Coop, come nell'ormai sbiadito spot che racconta un altro mondo fatto di cellulosa.