Unicoop Tirreno, 10 milioni di margine ma viene abbassato il salario dei lavoratori
L’azienda chiude il 2020 con un milione di utile sottraendo diritti e tutele ai propri dipendenti
Unicoop Tirreno presenta il bilancio 2020, con vendite superiori a 800 milioni, in netta crescita rispetto al 2019, seppur differenziate nel corso dell’anno, maggiori nei mesi di chiusure totali e zone rosse, minori nei periodi di apertura o nei mesi estivi a causa dell’assenza dei turisti.
Certamente, come nel resto della Grande distribuzione, l’anno appena trascorso è stato molto proficuo rispetto ai precedenti, i consumatori si sono rivolti ai centri commerciali, in particolare per cibo e bevande, per supplire alla chiusura di bar, ristoranti e luoghi di aggregazione in genere.
Un anno talmente proficuo, che si chiude con un milione di utile.
Unicoop Tirreno, almeno negli ultimi comunicati rilasciati, non ha speso alcuna parola di ringraziamento per i propri dipendenti che, con il loro lavoro, hanno sorretto la cooperativa, permettendole di tornare a crescere, ha invece dichiarato come i guadagni siano il frutto di un percorso di efficentamento dei punti vendita, resi più funzionali e attraenti.
La realtà è che il risparmio non ha toccato la gestione centrale errata, ma il costo del lavoro, cioè proprio contro i dipendenti, tagliando diritti e salario.
Ne è la prova il rinnovo dell’integrativo aziendale.
In piena fase pandemica, grazie alla firma di Cgil, Cisl, Uil e Cobas, l’azienda ha aumentato l’orario di lavoro con un abbassamento del salario attraverso cambiamenti di parametro, cancellazione della pausa retribuita e diminuzione dei permessi.
I dipendenti subiscono una perdita media di 300 euro l’anno (calcolata per un contratto full time al IV livello).
Unicoop sbandiera i propri investimenti in ricerca e ambiente, per pubblicizzare i valori cooperativi che dovrebbero contraddistinguerla.
Ma quali possono essere i valori se vengono colpiti i lavoratori, quelli storici tramite l’aumento dell’orario appena varato e quelli nuovi con assunzioni precarie tramite agenzie esterne.
Il primo impegno di Coop deve essere verso i suoi dipendenti, esortiamo l’azienda a redistribuire almeno una parte dell’utile guadagnato per migliorare le condizioni di lavoro all’interno dei negozi. I carichi sui dipendenti già al limite, sono diventati insostenibili fra la fatica di lavorare per tutto il turno con la mascherina, l’improprio ruolo di sorveglianti per evitare assembramenti e possibili contagi e gli orari sempre più lunghi.
Deve essere cancellato il cambio di parametro che, a parità di stipendio, aumenta l’orario di lavoro e reintrodotta la pausa retribuita per tutti i lavoratori al di là del turno svolto.
Usb Commercio