Unicoop Tirreno, si lavora un mese in più pagati un mese in meno
Se dovessimo fare una sintesi, questo è quello che emerge dal testo dell’ipotesi di accordo sottoscritta il 31 ottobre scorso.
A due giorni dal rinnovo del contratto integrativo aziendale da parte di Unicoop Tirreno escono i primi comunicati dei firmatari dell’accordo. Le parole di Cgil e Cobas tentano di nascondere le condizioni peggiorative dell’accordo da loro sottoscritto fra tecnicismi e strazianti richiami alla responsabilità.
I Cobas definiscono “acquisizione” il passaggio obbligatorio al parametro 165 per tutti coloro che erano al 160. I lavoratori non acquisiscono nulla, saranno invece costretti a lavorare circa 130 ore in più per uno stipendio più basso.
Viene cancellata la pausa retribuita proprio nel momento in cui il recupero psico fisico è ancora più importante per i lavoratori che sono costretti ad operare per tutto il turno con le mascherine e sottoposti a carichi estenuanti.
Allo stesso modo, vengono dimezzati i permessi per tutti i lavoratori portandoli a soli 24 ore l’anno.
La tanto pubblicizzata maggiorazione crescente per il lavoro domenicale non corrisponde affatto ad una conquista, questa implica, di fatto, l’obbligatorietà a lavorare le domeniche.
La propaganda di Unicoop Tirreno, ripresa da Cgil, Cisl, Uil e Cobas, di uniformare tutti i contratti è una pura logica padronale. Le differenze contrattuali, create negli anni dall’azienda per risparmiare sul costo del lavoro e dividere i lavoratori, sono servite ad abbassare i diritti di tutti, uniformando i contratti al ribasso. E non può essere rivenduta senza ricordare che l’acquisizione sacrosanta del parametro 165 da parte dei più giovani avviene anche grazie alla magica sparizione di 80 (ottanta) ore di rol,
E’ incomprensibile anche il tema fondamentale delle garanzie occupazionali datoche non durano neanche il tempo dell’integrativo, Unicoop Tirreno infatti ha assicurato di non licenziare solo per due anni. Come un’assicurazione pagata per tre anni ma che ne dura solo due… e il dopo è un problema dei dipendenti.
USB non ha firmato l’integrativo, l’orario di lavoro, conquista di anni di lotte e vittorie sindacali, non può essere messo in discussione.
Non accetteremo di tornare indietro di trent’anni, lavorando di più per un salario più basso.
Stiamo preparando le assemblee per discutere insieme a tutti i lavoratori.
Aspettiamo inoltre di sapere come si svolgerà la consultazione per la validazione dell’accordo, così coma da impegni che si sono presi.
USB Commercio