COOP CAMPANIA: UNO, NESSUNO E CENTOMILA

Roma -

Smaltita la sbornia successiva all’intervista rilasciata da  Castrese Catone, nella quale lo stesso ufficializzava il ritiro dalla trattativa di acquisizione di Unicoop Tirreno in Campania, obiettivo ritenuto da molti un’utopia fino a qualche giorno fa, e che ha dimostrato che i lavoratori sono in grado di rovesciare il tavolo, è d’obbligo una riflessione sulla pirandelliana vicenda.

 

L'USB Lavoro Privato il primo marzo u.s. aveva posto 10 domande al CdA Unicoop Tirreno, di cui aveva già chiesto le dimissioni, per capire se erano state prese in considerazione le ragioni dei 700 lavoratori dei negozi Coop della Campania, in lotta da mesi per difendere il proprio posto di lavoro ma anche il futuro della cooperazione nella regione. La quinta di queste dieci domande era la seguente: “Conosce l’imprenditore privato Catone che, come più volte detto dal Presidente Unicoop Tirreno Marco Lami, è l'unico interlocutore per la cessione del 49% di Ipercoop Tirreno?”

 

Nell’intervista de Il Sole 24 ore gdoweek dell’11 marzo: …Il presidente Marco Lami non usa giri di parole: "Una delibera del consiglio d'amministrazione, per noi vincolante, ci dà mandato di risolvere nei tempi più brevi possibili la questione della Campania. Siamo in rosso da anni, quest'anno perderemo oltre 12 milioni di euro. Abbiamo tentato tante strade, prima fra tutte quella di rivolgerci ad altre cooperative, ma senza risposte. Siamo in contatto con un imprenditore della zona che ha presentato il suo piano industriale per attenuare i costi, ma l'accordo ha trovato resistenze tra i lavoratori. O si procede oppure dobbiamo pensare alla chiusura, solo il punto vendita di Afragola è in perdita per 5milioni di euro all'anno. E' una spesa insostenibile". L'imprenditore privato a cui si riferisce Lami fa capo alla Catone Group che dovrà gestire personale, logistica e nuove aperture Coop a gestione mista. Risolvendo il problema della Campania (per il presidente Lami la soluzione è attesa entro l'anno)…

 

Nell’intervista de Il Mediano.it del 14 marzo u.s., a firma di Pino Neri, l’imprenditore Castrese Catone dichiara che:“La trattativa è decaduta, inoltre noi non siamo stati più interpellati” “Noi della Catone Group ci siamo ritirati, ormai già venti giorni fa. Devo però precisare che dovevamo acquisire la sola parte logistica di Ipercoop. Il resto l’avrebbero acquisito i soci. Ma so che anche i soci si sono ritirati” “come Catone Group avremmo potuto fare solo questo, cioè acquisire la logistica, perché siamo già detentori di franchising Carrefour.”

 

Oggi, dopo l'annuncio di Castrese Catone, Paolo Bertini, responsabile delle relazioni esterne di Unicoop Tirreno, intervistato da Il Mediano.it, spiega che non c'è alternativa alla vendita. Alla domanda del giornalista Pino Neri: “Ma a questo punto cedere a chi?” Bertini replica: “Lo comunicheremo al momento opportuno”. Alle domande di Pino neri "Ma allora Catone non è credibile? Non ha detto la verità? E' ancora in corsa per lacquisizione? Bertini ci lascia increduli e risponde: "Questo bisogna chiederlo a Catone"...

 

Appare subito chiaro che qualcosa non torna. Unicoop Tirreno considerava Catone unico interlocutore, Castrese Catone si sfila dicendo che era interessato solo alla logistica di Ipercoop e parla di altri (suoi?) soci, Unicoop rilancia sulla vendita e dichiara che comunicherà il compratore al momento opportuno… Qual’è il momento opportuno? Chi dovrebbe chiedere a Catone spiegazioni? Cosa sapevano i soci Coop, i lavoratori ed il CdA di questi altri soci citati da Castrese Catone? La gestione complessiva di questa vicenda è in linea con lo spirito cooperativo? Rispetta i percorsi democratici peculiari alla forma societaria scelta da Unicoop Tirreno?

 

 

USB Lavoro Privato chiede chiarezza ed esprime enorme preoccupazione per la fase che sta attraversando la Cooperativa, che si incrocia pericolosamente con la crisi strutturale del paese. L’apprensione per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la determinazione alla conservazione degli stessi è massima, l’avallo di queste politiche aziendali da parte di altre organizzazioni sindacali ci preoccupa e rafforza in noi la convinzione della necessità di rilancio delle mobilitazioni nel settore per rimettere al centro la difesa e la riconquista del CCNL, dei diritti, del salario, della democrazia.