Delegate RSA/RSU e lavoratori di ZARA fuoriescono dalla CGIL e confluiscono in USB: "il rifiuto della resa"
Con la presente, le scriventi Maria Sarsale, Emanuela Olivieri e Pamela De Santis, ex RSA/RSU ed ex componente del Direttivo Nazionale della Filcams CGIL nei punti vendita Zara Porta di Roma e Zara Galleria Colonna, intendono condividere le motivazioni che le hanno portate alla sofferta, ma doverosa presa di distanza da tale organizzazione sindacale.
Nel lontano 2008, spinte da passione politica, ideali di solidarietà e un forte desiderio di uguaglianza, ci siamo iscritte alla CGIL, siamo state nominate RSA, abbiamo tesserato e rappresentato per tutti questi anni, attraverso il nostro impegno costante, le problematiche delle lavoratrici e dei lavoratori del nostro punto vendita.
Abbiamo affrontato in più occasioni l'Azienda e presentato loro le nostre istanze e le nostre alternative.
Abbiamo difeso i nostri colleghi, riuscendo a far rispettare moduli lavorativi che garantissero la dignità e il valore di ognuno.
Ci abbiamo sempre messo la faccia, ma soprattutto il cuore e la testa.
Abbiamo sentito nei primi anni il senso di appartenenza ad un'organizzazione sindacale forte che sapeva rappresentare e garantire condizioni lavorative sopportabili e che si era impegnata ad essere al nostro fianco per rendere migliori tali condizioni.
Nel tempo, nel giro di pochi anni, le cose sono cambiate intorno a noi. Ma anche quando, nelle trattative, la Filcams, nelle persone di Funzionari territoriali e nazionali, si dimenticava di alcune categorie di lavoratrici e lavoratori (mamme, categorie protette, genitori single, part time, etc) non abbiamo ceduto, abbiamo alzato la voce e preteso che venissero riconsiderati.
Abbiamo firmato accordi e abbiamo monitorato costantemente l'operato dell'azienda anche in assenza di RLS.
Abbiamo tutelato la privacy dei nostri colleghi anche laddove l'organizzazione sindacale che rappresentavamo si è resa latitante sulla spinosa questione della violazione degli accordi sulla “Videosorveglianza”.
Ora: dopo un Contratto Integrativo Aziendale che abbiamo faticato a considerare soddisfacente e che il nostro RRHH deride impunemente, un Contratto Integrativo Aziendale che ha siglato soltanto la fine di ogni ulteriore confronto tra le parti, lasciando insolute profonde questioni inerenti alla qualità di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori. Un Contratto Integrativo Aziendale sbandierato come trionfo politico che non solo non ha mai voluto erigersi a “panacea di tutti i mali”, ma che ha lasciato fuori una buona fetta di lavoratrici e lavoratori.
Ora: ci troviamo a ridisegnare la nostra attività di Delegati e registriamo un abbassamento degli standard di confronto nei Direttivi, che vengono lasciati derivare al ridicolo piuttosto che essere moderati e indirizzati alle questioni che più urgono di soluzioni immediate.
In più occasioni abbiamo condiviso con i nostri Funzionari e con i nostri Colleghi Delegati, le ragioni del nostro malcontento e la necessità di elaborare modalità più efficaci e costruttive.
Le risposte che abbiamo ricevuto sono state per noi insufficienti, abbiamo assistito a funzionari che dimenticavano comunicazioni e convocazioni importanti, risposte superficiali, e un più diffuso senso di sottovalutazione delle condizioni di vita delle nostre lavoratrici e lavoratori, solo perché non ci sono in Zara, al momento, condizioni di mobilità, chiusure o licenziamenti collettivi.
Noi oggi ci chiediamo:
Perché restare in questa CGIL?
CI DIMETTIAMO PER COERENZA AI NOSTRI IDEALI E PER DELUSIONE, MA SOPRATTUTTO CI DIMETTIAMO PER NON INTACCARE LA NOSTRA VOGLIA DI LOTTARE ANCORA E PER TALI RAGIONI ADERIAMO CONVINTAMENTE ALL' UNIONE SINDACALE DI BASE.
Roma 12 Novembre 2015
Emanuela Olivieri
Maria Sarsale
Pamela De Santis