Effetto domino, delegati abbandonano Cisl e Uil ed entrano in USB
Delegati UILTUCS UIL e FISASCAT CISL all’interno della divisione SMA/Simply supermercati del gruppo AUCHAN S.p.A. abbandonano Cisl e Uil ed entrano in USB.
La lettera aperta inviata dai delegati ai lavoratori e alle lavoratrici della catena commerciale:
Cercando la parola “sindacato” all’interno del dizionario della lingua italiana ci si imbatte nella seguente definizione: associazione di lavoratori costituita per la tutela degli interessi collettivi, organizzata in strutture funzionali e in organismi rappresentativi. Definizione che riassume l’idea di sindacato alla quale vogliono ancora credere i sottoscritti Daniele e Marco rispettivamente lavoratori della provincia di Roma ed ex delegati UILTUCS UIL e FISASCAT CISL all’interno della divisione SMA/Simply supermercati del gruppo AUCHAN S.p.A.. Il 4 febbraio c.a. l’azienda in cui lavoriamo chiude tre punti vendita e lascia in cassa integrazione gli 89 lavoratori dell’ipermercato di Aprilia e dei supermercati di Pomezia e di Ardeatina. Cassaintegrati senza alcun preavviso da parte dell’azienda e senza alcun sentore, così ci hanno detto, da parte dei tre sindacati confederali CGIL, CISL e UIL. La chiusura dei tre punti vendita è solo il culmine di un percorso e di una strategia aziendale mirata all’abbattimento dei costi e al ridimensionamento delle proprie strutture per cercare di guadagnare qualche miglio marino nel naufragio della crisi economica mondiale. Trascorse le prime ore, inizia un gran trambusto di attivi unitari non atti ad informare e a censire ma a preparare i lavoratori alla “resa” che si è verificata nei sei mesi trascorsi. Il lavoro in Italia ha un costo altissimo e viene sbandierato a gran voce che il futuro, per le grandi multinazionali come quelle in cui lavoriamo, ha i colori di paesi come India, Cina e Russia. Bye bye Italia. Questo ritornello, com’era prevedibile, ha dato il via ad un effetto domino che ha prodotto innumerevoli pressioni, ma senza protesta alcuna. Bene, in tutto questo gran casino di paure, ansie e pressioni quale ruolo ha avuto il sindacato? Negli ultimi tre anni in particolar modo, all’interno delle assemblee è emerso come l’azienda, per salvaguardare i propri interessi, abbia chiesto sempre di più ai suoi preposti e questi per ottenere dei risultati abbiano soffocato i propri collaboratori non tenendo conto della loro capacità ed esperienza professionale. Tutto questo, appesantito dalla situazione socio-economica, ha aggravato lo stato di salute della nostra azienda. Ed il sindacato? Dopo aver chiuso gli occhi davanti ad alcune denunce molto gravi da parte dei propri delegati, dopo averli invitati a non sollevare casi che potessero creare dei precedenti, le tre segreterie confederali regionali non riescono più ad affrontare lo stato d’agitazione dei propri iscritti da un lato e la morsa finale dell’azienda dall’altro. In uno degli attivi unitari dei mesi scorsi, a chiusure ancora calde, esternando la volontà, da parte nostra, di dare visibilità mediatica alla situazione dei nostri colleghi, ci siamo sentiti rispondere con arroganza: “ Non siamo mica l’Ilva di Taranto che da’ lavoro ad una provincia intera!”. Complimenti! Dov’era il sindacato quando s’impiegavano i lavoratori interinali a discapito di altre tipologie di contratto? Dov’era il sindacato quando veniva accettato l’accordo in merito all’imposizione delle domeniche lavorative? Ci è stato risposto che queste condizioni venivano messe in opera per non arrivare all’abbandono del contratto integrativo del commercio e con esso di tutte le sue tutele ed i suoi diritti. Il 31 luglio, dopo due tavoli di trattativa nazionale tra Sma/Auchan e Cgil, Cisl e Uil, i primi comunicano l’intenzione di voler procedere con la probabile disdetta del suddetto contratto e precisano che tale decisione è stata presa anche per la mancata collaborazione da parte dei sindacati. Poche ore dopo arriva una segnalazione sindacale all’attenzione del capo del personale della nostra regione; in essa si chiede di verificare che i cassaintegrati vengano presi in considerazione come risorse da impiegare al posto delle ore di straordinario effettuate nel periodo estivo. I poveri lavoratori si sono resi disponibili a lavorare anche in punti vendita diversi dai propri. Certo i propri punti vendita sono stati chiusi. Non esistono più. In seguito a queste ultime battute, i sottoscritti decidono di iniziare il percorso nell’Unione Sindacale di Base con l’intenzione di volersi battere per delle condizioni migliori e per non tacere un altro piccolo dramma come il nostro. Se è vero, come ci è stato detto spesso dai sindacalisti confederali e dai dirigenti aziendali, che la nostra azienda dispone come vuole del suo capitale ed in fin dei conti ci paga per lavorare, è anche vero che il sindacato è invece sovvenzionato dai lavoratori perché questo tuteli i loro diritti e difenda il loro posto di lavoro.
Daniele e Marco