LIDL: la nostra dignità non è in vendita
Basta con orari e turnazioni impossibili. La nostra dignità non è in vendita!
Si potrebbero riassumere in questo slogan le motivazioni che hanno portato le lavoratrici ed i lavoratori della LIDL di Trento ad incrociare le braccia e scioperare per protestare contro una direzione aziendale chiusa al dialogo ed incline al comando fregandosene delle esigenze dei propri dipendenti.
Uno sciopero dichiarato da USB lavoro privato e dalle delegate sindacali per contrastare una direzione aziendale che vuole applicare il “manuale descritto libro nero della LIDL” che si può riassumere in “tanto lavoro e salari da fame” dove una direzione poco incline al dialogo pensa che la competitività si giochi esclusivamente sul versante della riduzione dei diritti attraverso l’imposizione di carichi di lavoro abnormi, straordinari a iosa, intimidazioni e controlli da caserma. Se la posizione della multinazionale tedesca non cambierà, questo non sarà l’ultimo sciopero hanno ribadito con forza le lavoratrici durante il presidio davanti all’ingresso del negozio di via Maccani.
Mesi fa abbiamo richiesto alla Direzione LIDL un confronto su una serie di problemi (lavoro domenicale, turnazioni, organico, maggiorazioni, ecc) ma questa Direzione con la scusa dell’agibilità sindacale che LIDL non vuole riconoscere ad USB si è trincerata dietro un rifiuto immotivato ed ideologico.
Ancora una volta questa azienda vuole decidere non solo sulle condizioni di lavoro dei suoi dipendenti ma anche sulla loro vita attraverso la mancata concessione dei permessi retribuiti individuali per assistenza a figli o genitori fino ad arrivare ad non riconoscere il diritto del lavoratore di scegliersi il sindacato da cui farsi rappresentare.
Una situazione dovuta alla carenza di personale ma anche dalla volontà aziendale di investire sul negozio per migliorare servizio e qualità. Infatti mobilità e spostamenti in e da altri negozi, lavoro straordinario, mancati riposi, carenza di manutenzione (da 4 giorni in frigo perde acqua allagando parte del negozio) dei dispositivi di sicurezza (si devono prendere i surgelati a mani nude), il controllo del tempo che sei in bagno, uniti a turnazioni stressanti sono diventati ormai insopportabile anche da punto di vista fisico se è vero che nei gironi scorsi per ben due volte delle lavoratrici si sono sentite male e hanno richiesto l’intervento dell’ambulanza.
Le lavoratrici hanno deciso di dire basta a queste moderne forme di schiavitù e quindi hanno deciso di lottare per il proprio futuro e la propria dignità di donne e di lavoratrici.
USB al fianco dei lavoratori LIDL per piegare l’arroganza della multinazionale tedesca.